Conserve Solo sole

La nostra azienda

Mi presento anzi ci presentiamo perchè se è vero che a scrivere al momento sono io Filippo e scriverò come se fossi una sola persona a farmi compagnia in questa mia avventura c’è Sandra mia moglie, compagna nella vita e in questa attività.

Entrata in sordina prima con visite sporadiche e curiose su ciò che facevo, adesso lasciando la sua attività, ha preso parte in toto ed oggi ne è diventata la titolare.

Premesso tutto ciò mi accingo a raccontare, sperando di riuscire a trasmettervi il mio pensiero e soprattutto le mie emozioni, la nascita di questa attività, che non definisco Azienda in quanto questa definizione per me che amo la modestia mi sa di strutture grandi e noi grandi non lo siamo.

Scorrendo queste righe non troverete la solita presentazione aziendale rigida negli schemi, professionale, schematizzata dove tutto è inquadrato in logiche commerciali di ricerche di mercato, e di ricerca degli utili come finalità assoluta, tutto ciò non perché non interessa guadagnare è ovvio ma perché tutto ciò che penso e che facciamo nasce soprattutto dal piacere di farlo.

Ho la grande fortuna di fare un lavoro che mi piace che mi soddisfa al punto tale che non lo ritengo un lavoro, per portarle un esempio molto semplice ma allo stesso tempo capace di trasmetterle quello che voglio comunicarle quando sono nel mio laboratorio con la mia attrezzatura e con delle materie prime da poter trasformare in qualcosa di buono mi sento come il pescatore che sta su di una barca mentre sta pescando sopra un banco di pesci.

Ecco perchè siamo una piccola attività diversa da tante altre, nel nostro lavoro c’è una piccola marcia in più, l’amore per ciò che si fa, non vorrei sembrarle troppo poetico ma il nostro approccio con questo tipo di lavoro è veramente diverso ad iniziare ad esempio dalla scelte delle materie prime.

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Per molte aziende il patè ad esempio nasce come prodotto di risulta e cioè il recupero di tutte quelle materie prime che hanno perso consistenza e che frullandole questa caratteristica non è più una priorità per noi è diverso perché una oliva che ha perso la sua consistenza non ha solo cambiato la morfologia ma anche la caratteristiche organolettiche e pertanto il sapore.

Noi non abbiamo mai prodotto tendendo in considerazione il costo, cioè non ci siamo mai posti il problema di produrre un prodotto tenendo come obbiettivo principale l’ottenimento di un prezzo prestabilito, da noi i prodotti nascono seguendo un’idea mettendo assieme tutte quelle materie prime che secondo noi possono generare un buon prodotto e poi si fa un analisi dei costi e si sceglie il prezzo di vendita.

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Questa voglia di fare, di produrre, di creare ha fatto si che da una parte si continuano a produrre dei prodotti tipici del territorio cercando di rispettare al massimo un ipotetico disciplinare di produzione mai scritto ma tramandato di madre in figlia.

Ad esempio nella produzione della caponata, dove a differenza del prodotto industriale ogni singolo ingrediente viene fritto a parte in modo tale da avere per ognuno la cottura più adatta, successivamente il tutto viene accorpato, aromatizzato con zucchero ed aceto per imprimere il gusto dell’agrodolce tipico di questa conserva e ultimato di cuocere amalgamando il tutto.

Questi passaggi di lavorazione allungano smisuratamente le fasi di lavorazione e i costi ma è anche vero che il prodotto finale è ben diverso dalla produzione industriale, stesso dicasi per la produzione del sugo alla Norma vero pilastro culinario del nostro territorio.

Ridotto da molte azienda alimentari a sugo di pomodoro con aroma di melanzane, noi invece lo produciamo come si è sempre fatto in tutte le case Siciliane, friggendo le melanzane e successivamente ponendole in telai di acciaio per sgrondare l’olio in eccesso per poi aggiungerle al sugo di pomodoro, con la sola differenza che le melanzane invece di essere tagliate a fette noi le tagliamo a cubetti.

Certamente sarebbe stato più facile aggiungere al sugo di pomodoro l’aroma di melanzane ma non saremmo coerenti con noi stessi.

A questi e a tanti altri prodotti che continuiamo a produrre nel rispetto delle ricette originali si aggiungono tanti altri prodotti che in un certo qual senso gratificano ancor di più, poiché se è vero che produrre un prodotto tipico rispettandone il procedimento non si fa altro che continuare ad avere dei consensi positivi per un prodotto conosciuto e apprezzato ma non ideato da noi.

Ben diverso è riuscire a “creare” e scusatemi l’utilizzo di questo verbo cosi forte, un prodotto che non esisteva e soprattutto constatare che è un prodotto gradito, questo desiderio ci porta sempre alla ricerca di nuove soluzioni nuovi accostamenti a volte strani ed inusuali.

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Da queste continue ricerche nasce il pesto del Gattopardo che ha come ingredienti il pistacchio di Bronte, il pesce spada affumicato e il vino marsala oltre all’olio extra vergine di oliva.

L'utilizzo di vini Principi del territorio Siciliano continua con il pesto di Pantelleria dove il pomodoro secco si sposa con il pesce spada affumicato, i capperi, i pinoli,la noce moscata e il passito di Pantelleria Ben Ryè di Donnafugata.

Il cerasuolo di Vittoria assieme al pomodoro secco, alle mandorle tostate, al caciocavallo Ragusano stagionato e all’olio extra vergine di oliva danno vita al pesto Barocco.

Fra i vini utilizzati nei nostri prodotti non poteva mancare il Nero d’Avola che con l’unione dei funghi porcini e del pomodoro produciamo il sugo Montanaro.

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L’utilizzo di questi vini tipici del nostro territorio e specialmente del Passito di Pantelleria non è molto comune nella produzione di conserve poiché tale utilizzo fa lievitare i costi di produzione ma come scritto prima per noi è un problema irrilevante in quanto il nostro interesse principale è quello di riuscire a creare un prodotto che piaccia che stupisca che non sia un prodotto comune e che, se lo si trova in altre ditte, lo si trova solo perché lo hanno copiato e non creato.

L’ultimo prodotto nato, credo rappresenti una chicca nella chicca, sia per il tipo di materie prime utilizzate e sia per la quantità di un ingrediente specifico, il suo nome è Pesto Viceré, il nome dato non è mai stato così appropriato per un prodotto i quali ingredienti sono il pistacchio di Bronte, il Tartufo estivo (che rappresenta ben il 15 % ),il Passito di Pantelleria Ben Ryè, i Pinoli di produzione Nazionale e l’olio extra vergine di oliva.

Tutti prodotti direi “Regali” con una percentuale di tartufo elevata, per i cosi detti prodotti tartufati, questo insieme di materie prime ha originato un pesto veramente particolare e che sta avendo un indice di gradimento molto soddisfacente specialmente in relazione al fatto che il Tartufo o lo si ama o lo si odia.

Tutti prodotti direi “Regali” con una percentuale di tartufo elevata, per i cosi detti prodotti tartufati, questo insieme di materie prime ha originato un pesto veramente particolare e che sta avendo un indice di gradimento molto soddisfacente specialmente in relazione al fatto che il Tartufo o lo si ama o lo si odia.

Pertanto dalla complessità di questi accoppiamenti semplici di materie prime particolari da una parte ma inusuali nello stesso tempo mi fa asserire che trovando un prodotto simile proposto da altre aziende non può essere che copiato, tale situazione in un certo senso da fastidio perché vede vanificare gli sforzi fatti nel cercare un giusto equilibrio di proporzioni nella quantità e negli abbinamenti delle diverse materie prime utilizzate nella realizzazione di un nuovo prodotto ma nello stesso tempo gratifica in quanto l’essere copiato equivale ad essere preso ad esempio e a confermare che spesso la strada della “clonazione “ è più semplice e meno impegnativa.

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Niente prove niente delusioni nessuna materia prima buttata, come quando agli inizi di questa nostra avventura ci siamo scervellati per cercare un packaging particolare, diverso, che facesse rendere subito riconoscibile e distinguibile fra tutti i nostri prodotti, immaginando all’inizio un tappo di legno con il sole impresso a fuoco idea, scartata dopo averla realizzata, perché non abbelliva ma faceva diventare goffo il vasetto per arrivare a sviluppare con un artigiano della ceramica un sole in terracotta applicato su un lato del vaso facendolo diventare anche un piccolo souvenir gastronomico da essere consumato e che nello stesso frattempo rimane in bella mostra sulle mensole della cucina a ricordare i bei posti visitati e spero anche il buon sapore di ciò che si è mangiato ma dopo un po’ ci siamo accorti che nel mercato sono spuntati tanti Soli, Sicilie, Lune, Trinacrie applicate sui vasetti tutto a confermare ancora una volta che copiare è molto più semplice di ideare, fa nulla noi amiamo sempre nel nostro piccolo splendere di luce propria e mai di luce riflessa …lo lasciamo fare agli altri.

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Mi accorgo che come al solito quando cerco di descrivere il mio lavoro di spiegare la vitalità la gioia che mi anima nel fare tutto questo divento prolisso e logorroico scusatemi ma sono certo che anche voi quando raccontate del vostro hobby preferito, della vostra passione cercherete di trasmettere le vostre emozioni a chi vi ascolta, spero che in parte ci sia riuscito Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

Cordialmente Filippo, Sandra, Emanuele e Martina

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